mercoledì 9 luglio 2008

PROST

Incrociamo calici briosi
augurando una sbornia di vita
a voi
perennemente ubriachi
di sentimenti,
irrimediabilmente innamorati
dell’amore,
inguaribilmente malati terminali
di passione,
permanentemente ricoverati al reparto
“ grandi ustionati”,
instancabilmente impegnati
a tamponare epistassi,
solitamente segnati da ferite
non cicatrizzate,
intricatamene invischiati
in questioni di cuore,
quotidianamente angosciati dalla conflittualità
tra ragione e sentimento,
soffertamene tormentati
dal dubbio della reciprocità,
affannosamente alla ricerca
di sensazioni strong,
piacevolmente coinvolti
in situazioni hard,
perfettamente consapevoli
dell’irreversibilità dell’ottenebramento,
masochisticamente inseriti
in una realtà
dove tutto viene filtrato e trasfigurato
dall’Amore

I menestrelli del disincanto

PARALIPOMENI DI UNA SANA E GRATIFICANTE AMICIZIA EROTICA

della serie: se ce lo diciamo prima, non ci saranno recriminazioni dopo!

Dai baby, questa storia tiriamola a 200 all’ora
sull’autostrada delle nostre emozioni,
fino allo sfinimento,annullandoci
nell’esaltazione di ogni incontro,
nell’incanto di ogni attimo intrigante,
nella magia delle nostre percezioni.
L’ebbrezza di ogni istante, irripetibile nella sua unicità,
l’intensità dei nostri umori confusi con le nostre fragranze,
la sensazione dei brividi sulla nostra epidermide costituiranno
l’energia necessaria per rituffarci
nella disarmante quotidianità.
Non spaventarti, non fuggire se ti dico “ti amo”: è
per la momentanea, suggestiva presenza delle stelle,
del sole,del mare…non è per sempre!
L’ amore eterno, con le sue complicazioni determinate
dalla gelosia retrospettiva,dall’analisi introspettiva,
dai reciproci condizionamenti, dai comuni progetti ,
dalla pianificazione degli eventi,dalla codificazione dei gesti,
dal reiterarsi degli interrogativi,dalla prevedibilità delle risposte
è un programma raccapricciante!
“Vivamus atque amemus” dolce, trasgressivo, coinvolgente, totale baby;
è importante che tu ci sia, ora.
Poi, se vuoi resteremo amici;
se non vuoi, neanche quello!
Non sapremo più niente l’uno dell’altro.
Il tempo non potrà deteriorare qualcosa di magico,
perché disegneremo la nostra storia come una retta,
non come una parabola e in qualunque momento finisca
ci consegneremo al mito nel nostro microcosmo.

Per presa visione e accetazione delle condizioni

FIRMA

SI CONSIGLIA DI FAR SOTTOSCRIVERE IL PRESENTE CONTRATTO ALL’INIZIO DI OGNI STORIA, AFFINCHE’ UN ELETTRZZANTE PROLOGO NON DEBBA CONOSCERE UN ELETTRICO EPILOGO


venerdì 4 luglio 2008

VINCITORE PREMIO STREGA 2008

PAOLO GIORDANO


La Solitudine dei numeri primi



Suscita antipatia da subito l’ingombrante figura del padre di Alice, la protagonista del racconto; l’uomo cerca nella figlia il riscatto delle proprie frustrazioni, sottoponendola, ancora bambina, ad un estenuante allenamento sciistico tanto intenso quanto sgradito alla piccola che rimane vittima di un incidente di cui porterà i segni a vita.
Proseguendo nella lettura conosciamo l’altro protagonista, Mattia, vittima dell’incapacità dei genitori di coalizzarsi nell’affrontare i problemi quando piombano con tutta la loro forza devastante sulla normale quotidianità di una vita tranquillamente preordinata.
Dimentichi dell’esigenza di consentire, comunque, al bambino una sana crescita, i genitori di Mattia lo caricano di responsabilità sovradimensionate alla maturità della sua fase evolutiva, tanto da farlo rimanere schiacciato sotto il peso delle conseguenze di un errore di valutazione tipico della sua età.
La singolarità di queste esperienze pregresse renderà i due protagonisti simili ai numeri primi gemelli, finendo per creare problemi anche ai numeri naturali che hanno la malaugurata sorte di trovarsi inseriti tra di essi, rimanendo vittime delle loro inconsce, sottili perversioni.
Nell’evoluzione delle rispettive esistenze i due protagonisti devono relazionarsi, loro malgrado, con altri personaggi ben caratterizzati : Denis, l’amico omosessuale; Viola, bella e impossibile; la falange compatta e spietata delle quattro compagne; Soledad, la governante complice; i genitori, ansiogeni e ansiosi; e poi ancora Nadia, innamorata di Mattia, e Fabio che sposerà Alice .
Il bagaglio di problemi che tutti loro portano in dotazione è tipico del mondo
attuale: anoressia, bulimia, omosessualità, bullismo, solitudine. Problemi che affondano le radici nel fertile humus delle conflittualità famigliari irrisolte, dei lutti non elaborati, delle aspettative disattese.
L’incapacità di imprimere una svolta positiva al loro percorso di vita deriva dall’anaffettività di Mattia e dall’insicurezza di Alice, e dal loro imprevedibile agire, governato dai fantasmi del traumatico vissuto degli anni giovanili.
Sorprendente il finale che sembra suggerito dalla maturità esperenziale di una persona adulta e non da un giovane scrittore; costituisce il giusto approdo dei protagonisti ad una indipendenza fisica ed emotiva a cui dovrebbero tendere tutti gli esseri umani, ma che si conquista solo dopo aver percorso gli itinerari delle assurdità e delle contraddizioni di questo mondo.
Le ultime quattro parole a chiusura del racconto dissipano quel sottile velo di tristezza che ha avvolto la storia, svelando una Alice ormai affrancata dal dolore, che si appresta ad affrontare la vita con un approccio ottimista e con una piena consapevolezza di sé.
Narrato con scrittura secca, priva di sbavature, il racconto sembra risentire della formazione scientifica del giovane scrittore, laureato in fisica, che spesso coglie spunti per evidenziare il suo bagaglio culturale. Lo fa nel titolare i capitoli (Principio di Archimede, Messa a fuoco…), nel riportare le osservazioni di Mattia sempre attente al dettaglio fisico-matematico: tensione superficiale del liquido, direzione degli assi cartesiani, complicate sequenze numeriche. Viene analizzata con freddezza anche una magica aurora sul Mare del Nord, studiata nelle componenti date dalle spinte centrifughe e centripete, dalle forze sbilanciate, dalla meccanica.
Coerente e consequenziale, il racconto viaggia sui binari della razionalità senza deragliare nel becero sentimentalismo.
Tecnicamente ineccepibile nella costruzione della storia e dei personaggi che vengono sezionati con il distacco emotivo di un anatomopatologo la narrazione risente, comunque, dell’assenza di quel pathos che coinvolge il lettore impegnandolo emotivamente.
Decisamente apprezzabile che l’autore abbia ignorato l’inflazionata consuetudine giovanilistica di far ricorso a testi o titoli di canzoni per esprimere sensazioni o sentimenti. Si nota, però, qualche “ Uaooo…” di troppo; giusto per ricordarci che a scrivere è un giovane di 26 anni, laureato in fisica, con dottorato di ricerca, al suo primo romanzo.
Daniela Gerundo