mercoledì 5 febbraio 2014

"THE COUNSELLOR" di Ridley Scott



“Il Trionfo della morte”, l'ultimo della trilogia dei Romanzi della Rosa dopo “Il piacere e“L'innocente.
Rimanda agli steps della trilogia di Gabriele D'Annunzio la trama dell’ultimo film di  Ridley Scott “The Counsellor”, una saga dei cattivi sentimenti …a  lieto fine, in fatto di cattiveria!
 La ricerca edonistica del piacere e del lusso spinge il già ricco e famoso avvocato Fassbender ad addentrarsi nel mondo del narcotraffico non  solo per motivi professionali ma per trarne un profitto personale.  Si perderà un labirinto di crudeltà e violenza del quale non riuscirà a trovare l’uscita, precipitando in un vortice di brutalità in cui trascinerà anche  l’innocente compagna.
 Un cast di grande richiamo a garanzia di tutela da critiche per una trama non scontata ma supportata da ingredienti di sicuro effetto: un po’ di sesso spudorato, qualche lacrimuccia di troppo, perle di saggezza a profusine, un pizzico di citazioni colte, splatter q. b. !
 Michael Fassbender, Penelope Cruz, Cameron Diaz, Brad Pitt , Javier Bardem, grande dispiego di forze per una storia che impegna l’attenzione dello spettatore per circa due ore, senza il dovuto intervallo tra il  primo  e  il  secondo  tempo, ad evitare la distrazione da pop corn.
 Personaggi connotati da stravaganza formale ed esistenziale, non esenti da paradossi e contraddizioni quali l’anaffettività conclamata e la dipendenza da figure femminili dominanti; il distacco emotivo da tutto  e le citazioni di poeti come Antonio Machado; le considerazioni morali sui grandi temi dell’esistenza e la sfida quotidiana della morte per denaro e potere.
Esistenze vissute su fili d’acciaio che decapitano, dissanguano, tranciano dita e vite sotto l’occulta regia dell’unica persona capace di coniugare cupidigia e ragionevolezza. Gli eventi mostrano i protagonisti in tutte le  loro fragilità : il terrore dell’avvocato quando si rende conto di aver troppo osato; l’ostentata sicurezza di Bardem che gli fa ignorare elementari norme di prudenza; l’autoreferenzialità di Brad Pitt che gli annebbia la capacità di tempestiva valutazione degli eventi. E poi l’ingenua Penelope che mostra alla famelica Cameron l’anello di fidanzamento da 4 carati, suscitando rabbiosa invidia, non per l’oggetto in se ma per quello che lo stesso rappresenta: l’amore devozionale di un uomo di successo. Quello che a lei, truccata e tatuata come i suoi amati felini, la vita ha negato consegnando la sua anima ad una aridità affettiva che rispecchia i luoghi desertici in cui si svolge la complessa vicenda.
E’  un  mondo in cui “si spara al buio nelle strade e poi si va a vedere chi si è colpito” ammonisce il barista al counsellor ormai consapevole di essere sceso in guerra disarmato contro i sanguinari boss della malavita abituati a gestire i loro affari  con ferocia ferina, mentre lui  ha conservato quel patrimonio di umanità che gli sarà fatale. Nel sistema efferato in cui si è voluto introdurre scorgendovi l’occasione della sua vita, non sono consentiti ripensamenti o pentimenti e egli errori di valutazione si pagano con conseguenze sproporzionate.
 Il finale  del film giunge lasciando all’intuizione dello spettatore dettagli raccapriccianti facilmente immaginabili e consegnandogli i codici non scritti che governano il mondo dei loschi affari: l’assenza di humana pietas, il dispregio della vita umana, la consapevolezza che ad ogni azione corrisponde una reazione amplificata all’ennesima potenza. Il messaggio che si recepisce è di ispirazione morale: quando la vita affonda  le radici nelle falde acquifere avvelenate dal male in tutte le sue feroci espressioni la naturale conseguenza  è  il trionfo della morte.
Daniela Gerundo

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