sabato 13 novembre 2010

La Solitudine dei Numeri Primi - Film


Sicuramente meno apprezzato del libro da cui è tratto, il film si rivela asfittico già dalle prime scene a causa della cappa plumbea che sovrasta i personaggi, tutti immersi in una realtà intrisa di frustrazioni, dolori laceranti, ossessioni, ferite mai cicatrizzate.
La trasposizione filmica si incentra principalmente sui percorsi sofferti dei due protagonisti, relegando a ruoli di secondo piano gli altri personaggi che pure hanno contribuito a segnare in modo determinante le esistenze di Alice e Matteo.
L’assenza di coralità sortisce un effetto “soporifero” negli spettatori, specialmente nel pubblico maschile, geneticamente poco predisposto a coinvolgimenti emotivi nelle storie di stampo intimistico-introspettivo .
Ma neanche alle donne il film riesce a rapire l’anima, perché non narra una storia d’amore, di passione, di sentimenti forti che animano situazioni nelle quali rispecchiarsi; racconta di drammi e sofferenze, dolore e autolesionismo, smarrimento e disperazione in un susseguirsi di negatività che non lascia spazio alla speranza nemmeno nel finale.
Cupo nelle espressioni e negli sguardi, nei silenzi e nei dialoghi frammentati, nei colori e nelle ombre necessarie per mettere in luce le lacerazioni dell’anima oltre che dei corpi, il film si affranca da una connotazione tediosa e monotona solo grazie ad una scelta narrativa che, discostandosi dalla linearità temporale ricorre a continui flashback e flashforward funzionali a tener viva l’attenzione dello spettatore, e comunque non è un film destinato a rimanere nella memoria collettiva.
Daniela Gerundo

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