Una sceneggiatura, non un semplice romanzo. Capitoli brevi,
ognuno con una storia a sé che
traggono linfa dai sentimenti e dalle
fragilità umane per produrre , infine, l’armonia di un racconto autobiografico forte
e dettagliato, autentico e spassionato nel
quale ritroviamo le cifre stilistiche che già caratterizzano il linguaggio filmico di Ozpetek.
E’ un linguaggio tipico il suo quando parla di relazioni
umane e sentimenti : attento, delicato,
ironico, composto, dotato di una leggerezza tale da non offendere alcuna
sensibilità. Ci aspettiamo di poter rivivere nelle sale cinematografiche le
emozioni che Ferzan ci ha comunicato schiudendo ai nostri occhi le pagine di un
diario di viaggio intimistico nel quale racconta il suo percorso di crescita
come regista e come uomo.
E’ la storia di un
bambino che, rincorrendo i sogni, raggiunge da adulto la felicità e la
completezza nella personale realizzazione. E’ la narrazione di un percorso di vita che da Istanbul
lo porta a Roma attraverso molti
mari, oceani, spiagge per approdare, infine, verso Sud, in un “posto caldo che
esiste solo dentro di noi”.
Sono pagine sussurrate, ammantate di sensualità e seduzione,
perché la parola giusta che incide e colpisce non è quella urlata. I toni
accesi sono riservati ai colori dei tulipani, al profumo dei tigli, alle
tinte dei tramonti sul Bosforo,
all’azzurro del cielo che ti fa venir
voglia di essere aquilone, al rosso dei melograni, dei tram, dei carrettini dei
venditori ambulanti di ciambelle al
sesamo.
Sono pagine pervase dall’huzun, l’equivalente del portoghese
saudade, quel sentimento a metà tra malinconia e nostalgia; quella sensazione
di straniamento di fronte ai crimini del cuore; quella struggente nostalgia per
le occasioni mancate: l’occasione di vivere appieno il rapporto col padre, con
la sorella Filiz, con l’amico Yusuf, con l’amata Neval.
Occasioni mancate anche per Anna e Michele, personaggi della
storia parallela che nel libro si sviluppa assieme alla vicenda personale del regista, protagonista
della storia : due vicende iniziate assieme, destinate ad incrociarsi e
convergere , alla fine, verso un’unica direzione.
Un incontro in
aeroporto, luogo non propriamente indicato per abbracci e addii come lo sono le
stazioni ferroviarie.
Il regista prende lo
stesso aereo di Anna e Michele, sposati
da vent’anni, che viaggiano con una coppia di
giovani amici, Elena e Andrea. Un viaggio di lavoro stravolgerà le
esistenze di tutti e si trasformerà per Anna in un’occasione per
affrancarsi da abitudini sedimentate,
per liberarsi dal continuo bisogno di
controllo, per strapparsi di dosso la
vita come un vestito ormai vecchio e recuperare la propria autenticità, per risvegliarsi da un lungo torpore. “Impara dai
fiori perché loro lo sanno che dopo un gelido inverno arriva la primavera”
diceva il nonno di Anna. “ Vorrei fare
con te quello che la primavera fa con i ciliegi” recita il giovane Murat incontrato in strada
mentre incide un graffito sul muro. “ Quando è stata l’ultima volta che hai
fatto una cosa per la prima volta?” E’
l’inizio di una “rivoluzione” personale
che coincide con la rivoluzione dei giovani e di tutta la popolazione contro una speculazione edilizia
che il governo vuole realizzare
demolendo un’antica sala cinematografica.
Nel corso della
manifestazione viene arrestato il regista che riconosciuto, verrà subito
rilasciato. Il rientro a casa sarà per l’uomo occasione di confidenze e
confessioni con l’anziana madre; il momento delle verità a lungo nascoste, dei
consigli e delle considerazioni. Sull’amore. L’amore che succede e basta.
Perché non esiste un motivo per cui innamorarsi. Si è guidati da leggi
misteriose e nel mistero bisogna cercare di rimanerci il più a lungo possibile.
Perché niente è più importante dell’amore. L’amore non fa differenze di sesso :
sceglie e basta. E non bisogna sorprendersi se si possono amare due persone contemporaneamente.
L’amore lega a noi in modo indissolubile anche le persone che
abbiamo amato e non ci sono più. Solo l’amore può rafforzare le fragilità e
contrastare il mal di vivere che a volte ti fa scegliere il buio invece della
luce. Nella vita occorre comprendere le debolezze delle persone che amiamo, non
fermarsi all’apparenza delle situazioni ma comprendere l’essenza dei sentimenti
che le hanno determinate e saper perdonare. Perdonare anche la propria madre
che ha taciuto un’importante verità sulla
vita del padre. Lo si può fare attraverso i versi del poeta Nazim Hikmet che parlano di speranza e di fiducia
nel futuro.”….i più belli dei nostri giorni non li abbiamo ancora vissuti. E
quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto”. Il
futuro è come il sorgere del sole.
“Brindiamo a tutte le albe che verranno” sono le parole che Anna sente
pronunciare da Andrea . L’ha vista anche lei l’alba, quella in cui il mondo si
è capovolto e la sua esistenza non è stata più la stessa. Una luce di
positività e speranza pervade le ultime pagine del diario di viaggio nella
memoria nel quale ci ha condotti Ferzan
Ozpetek il cui nome vuol dire “ l’ultima
luce del tramonto”.
Daniela Gerundo
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