venerdì 25 aprile 2008

23 aprile - GIORNATA MONDIALE DEL LIBRO
In Catalogna, dove da anni i libri invadono le piazze, il 23 aprile, festa di San Giorgio,è usanza che gli uomini regalino alle donne una rosa e ricevano in cambio un libro.
San Giorgio uccise il Drago e dal suo sangue nacque una rosa che regalò alla principessa appena salvata.
Vi racconto......
TRAUMA
di Patrick McGrath
Lo scrittore inglese Patrick McGrath (Londra 1950) ha trascorso molta parte dei suoi anni giovanili nel manicomio criminale di Broadmoor, dove il padre prestava la sua opera come psichiatra.
Deludendo (come ogni buon figlio dotato di libero arbitrio) le aspettative del suo babbo, che intendeva passargli il testimone di una professione “da manicomio”, Patrick decide di percorrere la non meno impervia strada della scrittura.Conserva, tuttavia, familiarità con i temi e i problemi che hanno accompagnato la sua crescita fra manicomi e ospedali, e nel giro di due lustri pubblica una decina di libri.
Da pazzi leggerli tutti, ma soffermandoci sulle recensioni ci sembra di vedere Patrick con la tuta da palombaro intento a scandagliare i torbidi fondali dell’umana psiche; oppure in divisa da pongista impegnato a tenere in gioco la pallina della narrazione rimandata dalle racchette dell’IO e dell’ES, con risultati che a volte lo fanno assomigliare al cugino invidioso di Alfred Hickok.
E tanto ci basta di lui.
Un po’ di attenzione merita anche il suo traduttore Alberto Cristofori.Nato a Milano nel 1961.Diplomato in pianoforte.Laureato in lettere.Autore di manuali di educazione musicale e di vari testi scolastici.Traduttore di McGrath, Potok, Makhmalbaf e moltissimi altri.Che dovesse essere milanese lo avevo intuito dall’espressione “andare a ramengo” a pag.212.Quello che non so è se la caduta di tensione emotiva, dopo aver letto circa 100 pagine, è dovuta alla sua asettica traduzione o ad un inevitabile esaurimento del filone “Thriller Psicologico” da parte dell’autore, visto che in “Trauma”, fino ad allora, di traumatico non succede proprio niente.I personaggi riproducono fedelmente i déjà vu del genere: uno psichiatra frustrato, una madre depressa, un fratello realizzato, la bambina che rompe, la moglie scoppiata, l’amante psicopatica …tutti impegnati a dimenarsi in storie di ordinaria normalità mentre al di fuori del loro microcosmo, circoscritto dalle pulsioni più elementari, è la devastazione causata dalla guerra del Vietnam.
A pag.101 finalmente la componente onirica prende il sopravvento mettendo a nudo il soggetto traumatizzato, nel caso Nora, per la quale si prospetta il doloroso passaggio dal ruolo di amante a quello di paziente. In realtà, in zona Cesarini sapremo che il traumatizzato è proprio lo psichiatra. Ma vaa..?!
Dilaniato dal dolore causatogli dal rapporto conflittuale con la madre, dal disprezzo del padre, dalla gelosia per il fratello, dalla nostalgia per la moglie, il pensiero ricorrente in Charlie Weir è il desiderio di “casa”, luogo sicuro dove si coltiva l’amore in tutti i suoi aspetti, quell’amore che gli viene negato da chi invece avrebbe dovuto dispensargliene con continuità.
Una curiosità. In un racconto dove le relazioni sessuali vengono appena accennate e solo per sottolinearne la funzione catartica, giunti a pag. 76 leggiamo “mentre mi alzavo per salutarla col pene che si induriva…”
E che c’azzecca ?….direbbe l’illetterato giudice molisano! Un dettaglio irrilevante nel contesto della narrazione. E poi… che pena chiamarlo scientificamente pene! Fosse stato un racconto erotico la fantasia si sarebbe sfrenata spaziando dal canonico c…o, ai più coloriti mazza, verga, canna, scettro…provocando nel lettore un elettroshock ai neuroni ormai disattivati dall’andamento soporifero del racconto.Racconto reso comunque fruibile dall’assenza di rimandi particolarmente colti, tecnici, scientifici, tanto che alcune considerazioni più che dagli studi di uno psichiatra sembrano scaturire dalla saggezza della casalinga di Voghera…..
“Sono sempre i malati che cercano i guaritori, gli smarriti che trovano i padri…” pag.78
“Tutto assume colori inediti quando viene narrato a un nuovo amore…” pag.79
“L’amore maturò grazie alla condivisione delle attività quotidiane e all’attenzione costante verso l’altro..” pag.93
E così, forse dovremo ricorrere alla consulenza del Mago Otelma per conoscere le risposte ai tanti interrogativi che restano irrisolti alla fine del racconto: conoscere la patologia di Nora; i motivi del rabbioso rancore della madre nei confronti di Charlie; perché Agnes resta vittima delle sue insicurezze; sapere se Walt è solo ferito o muore; che ruolo ha Joan Bachinski che compare solo alle ultime pagine; e poi le ultime parole a chiusura del libro “stavo per tornare a casa”. Ma quale casa? E con chi? Scribendi recte sapere est principium et fons.
Daniela

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