giovedì 24 aprile 2008

La sostenibile leggerezza di Sara

Sabato 1 marzo. Arrivo a scuola verso le 10.00 e, con il mio solito incedere with strong step and light soul , mi dirigo verso la palestra.
Entro nell’ufficio adiacente per le operazioni di rito : togliere la giacca, prendere il registro, aprire gli armadi degli attrezzi , quando l’allegro vociare che giunge dal corridoio mi fa capire che la V D è già arrivata.
Sto per uscire quando mi raggiunge un’alunna, Sara.
- Buongiorno prof, come va?
- Bene, è sabato, c’è il sole, deve andare per forza bene
- Beata voi prof, invece a me….
Mi parla fissandomi con i suoi grandi occhi scuri, lucidi e furbi, mentre con il visetto tondo e levigato cerca invano di assumere un’espressione preoccupata affinché la mimica facciale possa supportare la gravità di quello che vuole dirmi.
- Che è successo?
le chiedo modulando la voce su un tono basso e intimista, propiziatorio per confidenze catartiche
- Eh! Mio padre ha trovato nella mia borsa una lettera in cui un ragazzo mi scrive che è stato bello fare l’amore con me sul pavimento di casa mia…
- Oh Madonna !!!!
- Posso prendere la radio?
- C..certo, l’armadio è già aperto. Beh, e che ha fatto tuo padre?
le chiedo attonita
- Non mi parla più
risponde Sara mentre con la radio sotto il braccio si dirige verso la porta
- Ma come mai tuo padre è andato a curiosare dentro la tua borsa?
La incalzo incuriosita
- Boh? Forse per vedere se fumo! Il fatto è che i miei genitori sanno che non sono fidanzata; infatti quello non è il mio ragazzo…
Capisco che è il momento di bloccare l’esposizione dell’accaduto prima che scenda in imbarazzanti dettagli: sono sempre la prof, e un certo tipo di rapporto gerarchico devo pur mantenerlo. Quando in altre occasioni non li ho fermati in tempo, i racconti dei miei alunni hanno assunto connotazioni da narrativa hard. Anche questo è un segno del cambiamento dei tempi. Sono in questa scuola da circa 20 anni e fino a 10 anni fa certe cose me le raccontavano quando, già iscritte al primo anno di università fuori sede, nel periodo natalizio le alunne tornavano a scuola per salutare i professori.
Devio il discorso sulle reazioni dei genitori mentre ci avviamo verso la palestra.
- E adesso?
- Non mi stanno facendo uscire più, non mi rivolgono la parola
- Perché non provi a scrivergli una lettera?
- Eh, ci avevo pensato, ma non so cosa dire
- Se vuoi te la scrivo io
le suggerisco con un sorriso complice
- Davvero prof ?
In palestra ci accoglie un coro festante
- Prof, possiamo fare l’aerobica?
- Certo, la radio è qui. Sara, dirigi tu che io ti scrivo la lettera
- Miticaaaa… prof……..
urla felice mentre si affretta a sistemare la radio e le compagne.
Mi siedo poco distante, tanto per poterle controllare e, mentre firmo il registro e riporto le assenze , cerco di entrare nella testa di un padre tradito, offeso, violato negli affetti , in quanto di più caro ha al mondo: la sua figliola (rimando: assonanza con Tulliola, l’amata figlia di Cicerone) e la sua casa.
Cosa dire per contenere una reazione a catena che potrebbe minare equilibri coniugali resi, a volte, precari proprio dalla presenza dei figli, dalle discussioni e dai rimbrotti provocati dai loro comportamenti?
Devo fare in modo che la lettera sembri scritta da un’ adolescente ma, allo stesso tempo, devo essere persuasiva, devo trovare parole che preludano alla riconciliazione.
Prendo foglio e penna e comincio a scrivere

Miei cari genitori,
il silenzio che è sceso tra noi lo sto vivendo come un momento di riflessione e di introspezione, come penso stia accadendo anche a voi.
Guardando dentro me mi rendo conto di essere, a volte, un po’ superficiale e di avere stabilito, nella mia vita, una scala di priorità che sicuramente non corrisponde alla vostra. E deve essere così, altrimenti io non sarei un’adolescente se avessi già la maturità di giudizio che si acquisisce con il tempo e con le esperienze.
Le esperienze, positive o negative, sono sempre occasioni di crescita, e i giudizi di chi è già passato attraverso le fasi obbligate della crescita non possono scalfire le certezze che caratterizzano le stagioni della vita.
La certezza che ho oggi è quella di avervi deluso, ma più forte e radicata è la consapevolezza che voi non avete deluso me. Siete dei genitori straordinari e vi state comportando come è giusto che si comportino dei genitori feriti, che cercano di capire dove hanno sbagliato, e che si mettono in discussione. Voi non avete sbagliato nell’educarmi, ma io sono una ragazza quasi maggiorenne che ha avuto fretta di vivere la sua completezza come donna, animata dall’esigenza di sentirsi adulta alla vigilia di una maturità che presto mi porterà lontano da casa, lontano da voi che siete l’unico approdo sicuro nelle agitate acque dell’esistenza.
Io sono sicura di poter continuare a contare su di voi, perciò vi prego di non distruggere l’amore e la considerazione che avete per me.
Non mi sono mai drogata, non ho mai fatto o voluto il male degli altri, i comandamenti cristiani li rispetto quasi nella pienezza con la serenità di una ragazza che ha la fortuna di vivere in una famiglia meravigliosa.
Non vogliatemene per una sconsideratezza tipica dell’età, ma cerchiamo assieme di trasformare questa delusione in un’occasione di crescita comune e in un ritrovato ed approfondito dialogo tra una ragazza che si affaccia alla vita e i suoi stupendi genitori che continueranno a guidarla amorevolmente anche con la consapevolezza che la protezione non è una campana di vetro , al riparo della quale veder scorrere le vite degli altri, ma un abbraccio solidale e un sostegno forte negli immancabili incidenti di percorso.
Vi voglio bene
la vostra
Sara

Penso che dovrebbe andare bene così, ma è il caso che la legga alla diretta interessata per apportare modifiche o correzioni, specialmente negli intenti.
L’ora di lezione volge al termine, chiamo Sara per leggerle la lettera ma si avvicinano in gruppo, incuriositi e con evidente predisposizione alla compartecipazione emotiva.
Leggo a voce alta, seria, impostata e quasi mi commuovo da sola per quello che ho scritto. Alla fine le reazioni sono le più svariate, ma rispondenti alle singole personalità: la solare Sara mi abbraccia “ grazie, prof….”; la romantica Giorgia dice che le sono venuti i brividi; Ciccio lo scienziato si dichiara meravigliato per la singolare conduzione dell’evento da parte mia; Mario lo scanzonato ride a crepapelle; la riflessiva Alessandra fa notare a tutti che così, l’insulto subito dai genitori è doppio.
Forse ha ragione ma è il forte istinto di protezione a guidarmi nella scelta dei comportamenti da adottare nei loro confronti. Li vedo ancora piccoli ma quotidianamente bersagliati da messaggi troppo forti per la loro fragile psiche; stimolati da modelli vincenti che li fanno sentire sempre più perdenti; abbagliati da ideali di fisicità difficilmente riscontrabili nella maggior parte di loro; stressati da situazioni troppo competitive che li spingono a ostentare sicurezza attraverso l’assunzione di comportamenti da adulti: fumando, bevendo alcolici, consumando sesso senza sentimento.
La campana suona; c’è il cambio dell’ora e l’allegra brigata deve tornare in classe.
Per oggi i contenuti dell’ora di educazione fisica sono stati bypassati, ma è stata pur sempre un’ora di lezione utile a tutti.

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