lunedì 19 maggio 2008

DALL'ARCHIVIO DEL BARBIERE

06.04.2003

Taranto: un itinerario di pace ispirato a Don Tonino Bello

di Danger

L’operosità e il pensiero del compianto vescovo di Molfetta sulle strategie per la pace offrono momenti di riflessione agli alunni del biennio

Dalle pressanti richieste dei nostri alunni di poter manifestare solidarietà a quella parte di umanità che vive nel terribile scenario della guerra è scaturito il bisogno, in alcuni docenti, di iniziare un itinerario di educazione alla pace mirato a dotare queste partecipazioni di contenuti consapevoli e pregnanti.
Una coincidenza profetica ci ha indicato la giusta figura di riferimento per approfondire tematiche non contemplate nei programmi ministeriali ma di fondamentale importanza per una completa educazione degli studenti: il 20 Aprile, giorno di Pasqua, ricorre il 10° anniversario della morte di Don Tonino Bello, audace profeta dei nostri giorni e infaticabile costruttore di una pace non svincolata dalle ragioni della non violenza.
Dopo attente valutazioni abbiamo individuato negli alunni delle prime classi i destinatari di questo progetto formativo che, nel corso degli anni scolastici, sosterrà la crescita e la maturazione umana e spirituale dei giovani studenti attraverso la conoscenza di personaggi che hanno lasciato testimonianze tangibili del loro operato a favore della pace.
La copiosa produzione di antologie tematiche del controverso vescovo di Molfetta ha consentito di strutturare i contenuti del progetto che si è tradotto operativamente nella lettura e commento delle lettere che Don Tonino era solito indirizzare ai “fratelli diseredati” . In questo modo i ragazzi hanno potuto la conoscere la vita e l’impegno di “un pastore umile e generoso che ha attraversato il cielo della Chiesa italiana come una cometa, lasciando dietro di se una scia luminosa destinata a ricadere nei cuori di quanti lo hanno scoperto, anche dopo la sua morte, attraverso la profondità dei suoi scritti”.Con queste parole Claudio Ragaini introduce una interessante e completa biografia “Don Tonino fratello vescovo” tra i primi testi presi in esame, e dalla quale emerge la multiforme personalità del profeta dei poveri, pastore del dialogo e del sorriso, poeta della speranza, voce evangelica della pace, fratello di tutti, testimone scomodo di solidarietà a servizio degli ultimi.
Il compendio delle luminose sfaccettature del suo essere ha generato la sua intuizione più famosa: la necessità di una “Chiesa del grembiule” che sappia chinarsi con umiltà di fronte agli uomini e che analizzi le cause delle nuove povertà, che sappia essere punto di riferimento e di ascolto, che sia più capace di stare fra la gente con coerenza e credibilità, che sia punto di congiunzione tra il cielo e la terra, tra la preghiera, la riflessione e l’attenzione ai diritti e alla giustizia attraverso il coraggio della parola e della denuncia.
“Charitas sine modo” è il messaggio gridato in una lettera inviata ai parrocchiani dopo una visita pastorale a San Bernardino nel 1991. Amore senza moderazione, senza freni, senza misura, un invito a richiamare l’attenzione dei fedeli sul manifesto programmatico della vita cristiana proprio nei giorni della guerra del golfo, nella speranza che la logica della pace tornasse a prevalere sugli scenari di morte; che le ragioni della non violenza evangelica non sembrassero meno affidabili delle argomentazioni della forza delle armi; che gli animi umani non rimanessero lacerati tra i richiami dell’ “onnidebolezza” di Cristo e la seduzione dell’ “onnipotenza” dell’uomo.
L’ invito a tradurre operativamente quella frase attraverso comportamenti protesi alla comprensione e al perdono, attraverso l’attenzione al richiamo dei valori di alto profilo e la costante ricerca del bene comune è al centro della pubblicazione del 1993 dal titolo “Senza misura”.Evangelizzazione, spiritualità e scelta degli ultimi sono i perni di un’opera pastorale che ha sperimentato la difficoltà di comprensione da parte di chi stentava a sintonizzarsi su questa lunghezza d’onda evangelica.
Le sue parole e i suoi gesti non potevano non suscitare conflitti, anche se egli era conosciuto come uomo di comunione e non di separazione, di amicizia e non di discordia, di carezze e non di offese. Ma la sua profonda libertà interiore lo portò a volte a essere contestato, irriso, discriminato da gente incapace di misurarsi con un personaggio che infrangeva linguaggi e convenzioni culturali.
Un affettuoso avvertimento lo ritroviamo nella presentazione di “Alla finestra la speranza” curata da David M. Turoldo: “Gli stessi confratelli ti giudicheranno un esaltato; la stessa gerarchia sentirà il dovere di richiamarti per la solita necessaria, invocatissima prudenza”. Ma poi conclude ringraziandolo per il suo coraggio, perché “riesci a scuoterci dalle nostre distrazioni, dal belvedere delle nostre contemplazioni panoramiche e ci inviti a metterci in ascolto del futuro, dopo aver denunciato la croce che pende dal collo ma non sulle nostre scelte. Grazie per questo tuo incedere nel fiume della vita a mani distese, a sentimenti dispiegati come bandiere”.
Don Tonino Bello è morto prematuramente il 20 Aprile 1993.

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